Mitopoiesi di Peter Kolosimo: un passo da Medium

Poiché Medium, il libro a cui ho lavorato quest’anno, non uscirà nel 2007 e non si sa quando uscirà, ma si sa che uscirà modificato radicalmente, mi permetto di riprodurne un passo, facente parte della prima metà del romanzo, dove appare (su suggerimento di un amico scrittore) la figura di Peter Kolosimo [a destra, nella foto ingrandibile], precursore della fantarcheologia e di molti motivi newage, con agganci politici di non secondaria importanza. Questo passo non verrà emendato dalla futura versione del libro, che non avrà più titolo Medium. Tuttavia, il suo valore sarà l’opposto esatto di quello che riveste nell’attuale versione (la quale verrà edita lontano, molto lontano nel tempo, probabilmente presso un piccolo editore).
Di seguito, il passo, che si colloca nel momento in cui, morto mio padre, mi accingo a dismetterne la libreria…

Si immaginino, poiché la Storia in questo tace, alcuni uomini a cena. Studiosi di archeologia, di misteri ancestrali, esperti d’esoterismo, accaniti divoratori di documenti dimenticati dalle scienze ufficiali (almeno, a loro dire), allineatori di impossibilità e comparatori di mitologie: stanno commentando un passo del tecnografo groenlandese Knud Rasmussen relativo a certe leggende eschimesi. Intorno a loro, riproduzioni di statuette bizzarre che sembrano opera da un Karel Thole maya, etrusco o atlantideo, proiettano sulle pareti ombre lunghe. “Gli atlantidei non conoscevano il sole. Vivevano nell’oscurità, il giorno non sorgeva mai. Soltanto nelle abitazioni disponevano di luce. Bruciavano acqua nelle loro lampade, perché a quel tempo l’acqua poteva bruciare. La gente, che non sapeva come morire, esorbitava: aveva sovraffollato la Terra, e allora venne un grande diluvio. Molti annegarono, il pianeta fu spopolato. Sulle vette delle alture più impervie, dove spesso noi troviamo mitili, scrutiamo le tracce di questo diluvio”.
Uno dei commensali è Robert Charroux, esploratore e archeologo dalle idee piuttosto anticonvenzionali. Con un buon sorriso, sempre a metà tra realtà e sogno scientifico, commenta:
“Supponiamo di essere a bordo di un’astronave lanciata nello spazio. Il giorno, fuori, non sorgerebbe mai, solo nella nostra “abitazione” avremmo luce. E il combustibile? Nell’idea di un primitivo potrebbe essere soltanto acqua che brucia”.
“Ma questa è pura science fiction!” replica uno dei presenti.
“Certamente” ribatte sorridente Charroux. “Ma provate voi a escogitare un’altra versione”.
Peter Kolosimo (1922-1984) riporta queste memorie nel suo Fiori di Luna. Ecco il suo commento alle parole di Charroux: “Non trovammo altra spiegazione, e a ognuno di noi non rimase che fantasticare su remotissimi ricordi di viaggi spaziali giunti agli eschimesi, ovviamente deformati, attraverso chissà quante generazioni”.
Fu davvero un grande sognatore, Peter Kolosimo. Come Don Chisciotte, si costruì nel corso degli anni una biblioteca assolutamente sui generis e plasmò con logica inverosimiglianza teorie di fantarcheologia di cui rivestì il nostro lacunoso passato e che espose in bestseller mondiali. Ora totalmente dimenticati. Fu lui a lanciare la mitologia settantina del Triangolo delle Bermude, zona marina ad alto magnetismo che inghiottiva navi e aerei. Ora totalmente dimenticata. Sorprendente: Kolosimo insegnava in Italia. A Milano. All’Umanitaria, non distante da casa di mio padre. Apro il testo Non è terrestre e trovo una dedica affettuosa a mio padre: si conoscevano. Sono sbalordito. La dedica dice: “A Vito, che sa”. Sa cosa? Se penso a un illuminista, a un supermaterialista, a un devoto adepto della teoria dialettica marxiana, a uno scettico assoluto, a un voltairiano che ha invise allo stesso modo e col medesimo astio l’ipotesi religiosa e quella fantascientifica, a un severo censore di ogni delirio New Age o simile, quello era mio padre. Che per Peter Kolosimo è colui che sa. E cosa doveva sapere? Che gli Ufo hanno creato la vita in un laboratorio planetario denominato Terra e la controllano senza farsi vedere? Che gli atzechi e gli egizi costruirono le piramidi a imitazioni di astronavi? Queste per mio padre erano sacrosante cazzate. Ma forse Peter Kolosimo si riferiva a una comune appartenenza politica.
Peter Kolosimo era comunista?
Conoscevo Kolosimo, propellente straordinario per narrazioni psichedeliche, alla Burroughs. Possedevo a casa mia almeno metà dei libri che occupavano la seconda fila del ripiano superiore e centrale della libreria di mio padre: acquistati da remainder nella mia pubertà costituivano la logica continuazione del sogno Papillon-Lovecraft, erano efedrina immaginaria, lsd sottoletterario. La “K” del cognome Kolosimo mi aveva incuriosito, ai tempi. Era italiano, cosa significava quell’esotismo kafkiano nel cognome? Era una trovata da marketing editoriale? Era nato nel 1922 a Modena ed era morto a Milano nel 1984. Suo padre era stato generale dei carabinieri originario di Colosimi sulla Sila in Calabria, e la “K” banalmente derivava dal fatto che la madre era americana, cresciuta alla periferia di New York. Bambino, crebbe a Bolzano, e quindi la “K” poteva derivare anche da un tentativo di adattamento all’ambiente odiosamente tedesco degli altoatesini. Era perfettamente trilingue. Le biografie recitavano che stranissimamente Peter Kolosimo aveva deciso di emigrare e di iscriversi all’Università a Lipsia laureandosi in Filologia germanica. Lipsia, la medesima città visitata da mio padre nel suo viaggio di partito nell’81, tre anni prima della morte di Kolosimo. Forse l’autore di Astronavi sulla preistoria era una spia della DDR? Cosa significava quell’occultamento dei suoi libri, nella casa in cui avevo vissuto diciassette anni senza venire a conoscenza della presenza di quella fantascienza d’accatto, di quei deliri fantarcheologici?
Perplesso, smonto la fila dei libri, anche se ci sono doppioni, scarico titoli assurdi: Terra senza tempo, Ombre sulle stelle, l’incredibile Non è terrestre, Odissea stellare, l’inquietante e paracastanediano Guida al mondo dei sogni, l’ecumene cosmica di Fratelli dell’infinito, l’ambiguo e occulto Polvere d’inferno, l’indicibile (fino a sfiorare il comico per la tesi, che è però di fatto una realtà) Italia mistero cosmico, Civiltà del mistero, Viaggiatori del tempo.
Smonto, infilo nello scatolone, osservo da cinque passi di distanza i ripiani svuotati e vedo: vedo l’inatteso. Vedo il tanto Atteso…